L’espressione Potere delle Chiavi si trova, in forme diverse e simboliche, in molti testi esoterici (ermetici e gnostici, per esempio) e in testi sacri come Il Nuovo Testamento e Il Corano. Il Potere delle Chiavi è concepito come un potere fondamentale per intraprendere un cammino sacro-religioso o iniziatico e quindi per raggiungere la Gerusalemme Celeste quale simbolo di ciò che è oltre la condizione attuale o quella terrena.

La Chiave è lo strumento per accedere a qualcosa che non si conosce, ma che si può raggiungere ‘cercando e trovando’ (invenies) la giusta Chiave per rischiarare il cammino e per aprire le innumerevoli Porte che si presentano, da aprire o da chiudere, e che sfidano a superarle.

Nella corrente esoterico-iniziatica che parte dall’antichità e arriva sino a oggi, in molti suoi aspetti fondativi inalterata, il Viaggio parte sempre da una condizione di oscurità, di buio, di ignoranza che si manifesta in una precipitosa discesa negli Inferi, nel mondo Ctonio e da qui riprendere la salita verso il Colle, il Calvario, il plenum della conoscenza con la perdita della dimensione illusoria Non si sa perché si sia caduti né si conoscono i sentieri che si devono intraprendere. In molti casi è qualcosa di inaspettato che genera l’inizio (se si vuole è un Avvento), qualcosa che colpisce, ‘stupisce’ che sorprende e trascina lontano dal mondo sensibile verso un mondo ignoto: come è accaduto ad Alice che, dopo una profonda caduta entro la terra, si trovò nel Paese delle Meraviglie.

Alice era tranquillamente seduta su un prato quando “un Coniglio tutto bianco, con due occhietti rosa, la sfiorò quasi, passando di corsa… spinta dalla curiosità [la vista di quel coniglio con un orologio]…si slanciò dietro di lui” ed entrò nella tana del Coniglio “che si prolungava, per un certo tratto, come una galleria, indi si sprofondava repentinamente”. Alice sprofondò a lungo in questo “pozzo” sin tanto che si trovò in una specie di “vestibolo, rischiarato da una fila di lampade sospese al soffitto. Vi erano parecchie porte all’ingiro, ma tutte erano chiuse a chiave” ed ella non sapeva uscire “dal quel labirinto”.

Alice aveva iniziato il cammino e non poteva far altro che continuare: “A un tratto, scorse una piccola chiave d’oro, posata sopra un tavolino a tre gambe, fatto tutto di cristallo, e il suo cuore sussultò di speranza. Ma ahimè! la bella chiavetta non apriva alcuna di quelle porte. Tuttavia, nel fare una seconda volta il giro del vestibolo, i suoi occhi caddero sopra una piccola cortina rossa, dietro alla quale si nascondeva una porticina alta due palmi circa. Provò subito ad introdurre nella toppa la piccola chiave dorata e, con sua grande gioia, la porticina si aperse. Questa metteva in uno stretto corridoio, non più grande di una topaia. Alice si curvò e potè scorgere, all’altra estremità, un bellissimo giardino, il più delizioso giardino che avesse visto in vita sua!” La porta era troppo piccola per Alice, ma un’altra ‘chiave simbolica’ venne in suo soccorso, una piccola bottiglietta, con scritto ‘bevimi’, che ridusse le sue dimensioni e le permise più tardi di superare la porta e così raggiungere il giardino e da lì imbattersi in tutte quelle altre sorprese che trovò nel Paese delle Meraviglie.

Lewis Carroll (reverendo C.L.Dogson, “matematico insigne”) in queste poche parole ha enucleato non tutto il Potere delle Chiavi, ma uno dei suoi significati fondamentali all’interno di un percorso esoterico-iniziatico che prende l’avvio da un fatto ‘straordinario’ e da una caduta nel basso, entro la Terra, intesa come mondo interiore, come mondo ctonio (sotterraneo) e in senso più ampio come ciò che nascosto in ogni cosa.

Le Chiavi sono lo strumento per aprire e il loro possesso dona un potere che non è solo quello di aprire, ma anche di chiudere e di compiere molte altre azioni che senza di esse non sarebbe possibile eseguire. Quali sono questi poteri che le chiavi possiedono e come si raggiungono? In quale modo è possibile trovare le chiavi, come si fa a sapere come adoperarle e per quale porta si devono usare? La risposta a queste domande risiede nella conoscenza dei ‘misteri’, la gnosi, e l’acquisizione dei ‘rituali’ che sono il fondamento di ogni via iniziatica. Prima di rispondere a queste domande si deve capire cos’è una chiave e cosa sono le toppe, le serrature e le porte correlate a essa.

La porta, la toppa/serratura, la chiave
Quando si pensa a una chiave di solito ci si immagina un oggetto, in genere di metallo, che ha una certa forma e che serve per aprire una porta che permette di accedere a uno spazio, a una stanza o a qualche altro luogo che possiede una parte interna come uno scrigno, un ‘forziere’ o una cassaforte’; un luogo, come una stanza, o uno spazio che contiene qualcosa che si può conoscere o non conoscere ma che s’intende raggiungere o possedere. Si pensa solo allo ‘strumento’, la chiave, senza rendersi conto che esso sussiste unicamente perché c’è una toppa/serratura nella quale può essere introdotto e ci sono porte (o coperchi, ecc.) che si possono aprire o chiudere. La ragione d’essere delle chiavi non si trova in se stesse, ma nella loro relazione con le relative toppe/serrature e porte cui esse si possono applicare. È solo perché ci sono porte che si possono avere chiavi, ma anche perché ci sono toppe/serrature nelle porte che si possono avere chiavi e qui risiede il significato delle chiavi relative a porte e toppe/serrature. Si deve iniziare dall’esistenza delle porte per cogliere il significato della ricerca delle chiavi e del loro significato e uso. Perciò, contrariamente al modo di procedere di molti studiosi del simbolismo delle chiavi, ci soffermiamo innanzi tutto sul significato e sul perché dell’esistenza delle porte. Ci si chiede: esistono veramente le porte o sono solo un modo di considerare le cose del mondo interiore e di ogni altro mondo?

Che cosa è una porta e come si può intendere in senso filosofico, esistenziale ed esoterico?
Si pensi alla porta degli Inferi, alla porta del Cielo, alla porta del Mondo dei Morti o dell’Oltretomba (di cui nella cultura egizia era Osiride il dio e Anubi il Custode), alla Porta di accesso ai Luoghi Sacri e alla porta dei Templi massonici, custodita dalle due Colonne Jakin e Boaz; ci si riferisce, altresì, alla porta delle proprie dimore materiali o a quella del proprio mondo interiore inaccessibile allo sguardo degli estranei.

In tutti questi casi la porta racchiude e preserva un luogo o uno spazio fisico o non fisico che contiene qualcosa di rilevante, segna un limite, separa e distingue qualcosa da qualcosa d’altro che non gli appartiene, è un ostacolo per accedere a qualcosa o a un luogo e indica un divieto di accesso e al contempo la possibilità di entrare e di uscire; essa indica anche una condizione di cambiamento.

Nella vita quotidiana le porte di cui ci serviamo sono quelle materiali che racchiudono i nostri spazi vitali, come la casa, e in senso non materiale sono, da un lato, tutto ciò che infrapponiamo tra noi, gli altri e il mondo in modo da preservare la nostra interiorità da sguardi indiscreti e così racchiudere ciò che riteniamo essere proprio della nostra sfera interiore (anche i nostri abiti servono a questo scopo); e, dall’altro, sono le prove che poniamo e che intendiamo superare per raggiungere determinati obiettivi.

In senso esoterico-iniziatico, invece, come si vedrà, le porte sono quelle che pone l’iniziato o che ritrova nel suo cammino e indicano lo stato in cui si è e la possibilità di superare la condizione attuale e aprendole si può entrare in sempre nuovi giardini dell’essere in cui tutto può essere interamente diverso e nuovo: sono queste le porte che si ricercano e più se ne trovano più ci si allontana da quello che si è hic et nuc per proiettarsi altrove e in un altrove che non si conosce ancora: anche in questo caso le porte sono prove che l’iniziato pone e intende superare.

Sia nel senso esistenziale sia in quello esoterico-iniziatico le porte veicolano quei significati che sono stati indicati e sui quali ci si soffermerà ancora nel seguito. Le porte, innanzitutto, sono ciò che permette di racchiudere e preservare un luogo o uno spazio fisico o non fisico che contiene qualcosa di rilevante. Se non ci fosse alcunché di rilevante e se ogni cosa avesse lo stesso valore o ruolo, allora non ci sarebbe alcuna necessità di porte che preservino spazi o luoghi fisici e non fisici (si pensi, per esempio alle porte del Tempio Massonico che preservano i valori sacrali della ritualità esoterica). Al contrario, proprio perché ci sono ‘cose’ rilevanti e altre meno rilevanti o addirittura insignificanti, sono necessarie porte per preservare qualcosa di rilevante che è contenuto in un luogo; anche in senso strettamente biologico si trovano sbarramenti e porte come, per esempio, il guscio dell’uovo che mantiene la vita o la scorza degli alberi che preserva la parte interiore che contiene la ‘linfa vitale’. Ciò accade nella vita umana individuale e sociale in cui le porte sono necessarie per preservare in uno spazio ciò che è rilevante, come la vita di una città e per questo, materialmente e simbolicamente, le città nell’antichità possedevano grandi porte che impedivano l’accesso ma al medesimo tempo se aperte lo permettevano. Lo stesso vale in ambito esoterico ed è per tale motivo che le porte dei Templi massonici devono possedere anche porte materiali nonché simboliche per tenere preservata la Massoneria dagli sguardi e dalle interferenze negative del mondo profano: solo coloro che possiedono la chiave, segni o parole, possono accedervi e gli altri devono restare al di fuori e sarebbe dannoso se tali porte non ci fossero e tutti potessero entrare e uscire dai Templi.

Come accade in natura, anche gli uomini in modo analogico edificano porte per racchiudere e preservare ciò che si stima rilevante, o meglio, ciò che è più rilevante per la propria esistenza e così permettere l’accesso solo a chi si ritiene degno di potervi accedere (in particolare, con riferimento al proprio mondo interiore).

Se ciò vale per il mondo terreno vale ancora di più per il mondo non terreno o non fisico, per questo non solo la Gerusalemme Terrena è racchiusa da porte (si ricordino le porte della antica città di Gerusalemme), ma anche la Gerusalemme Celeste possiede le porte di accesso le cui chiavi per chiudere o aprire nella tradizione cristiana sono state consegnate da Cristo a S. Pietro che in tutte le raffigurazioni tiene in mano le chiavi della Città celeste: “A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli” (Mt. 16,18); come si vedrà, il Potere delle Chiavi non è solo quello di aprire/chiudere ma anche quello di legare/slegare.

La porta, quindi, segna un limite e, in particolare, il limite tra ciò che sta dentro e ciò che sta fuori: le porte dei Templi, incluso quello massonico, separano il mondo sacro da quello profano; ogni recinto sacro è un limite tra questi due mondi e solo coloro che possiedono la chiave, o il potere delle chiavi, possono non solo accedervi, ma anche uscire senza alcuna difficoltà e danno o anche permettere ad altri di accedere; in senso esoterico il significato delle porte non è solo quello di accedere a qualche luogo ma anche quello di poterne uscire. Le Costituzioni di Anderson sono simbolicamente le porte di accesso alla Massoneria.

Un altro significato della nozione di porta è quello correlato di separazione e di distinzione. La porta non è solo ciò che separa, ma distingue ciò che sta dentro e ciò che sta fuori e tale distinzione è indicata dalla chiave di accesso e dalla sua forma perché è su di essa che ciò che sta dentro è inteso come ‘diverso’ da ciò che sta fuori: se si sa solo separare si è certamente lontani da ogni conoscenza e si resta entro ciò che appare, mentre se si sanno formulare le opportune distinzioni allora ci si accorge delle differenze ed è così che si acquisisce la conoscenza; ogni profano, per esempio, entrando in un Tempio Massonico (in un momento in cui non si stanno svolgendo i riti) potrebbe essere in grado di separare il mondo esterno da questo ‘luogo’, potrebbe anche indicare qualche distinzione tra gli oggetti che sono presenti, ma non conoscendo misteri e simboli non sarebbe in grado di distinguere la natura di questo tempio da qualsiasi altro tempio o luogo, anche se potrebbe riscontrare in esso oggetti conosciuti come candelabri e altri strumenti come squadra, cazzuola o compasso.

La porta, inoltre, assume il significato di ostacolo: la porta è un ostacolo per proseguire un qualsiasi cammino, se è aperta e ancor più se è chiusa. Quando si pensa alle porte, quindi, si deve pensare a ostacoli che si frappongono e solo così ci si colloca nella dimensione del cercare le chiavi per poterle aprire o chiudere in modo da passare oltre. Senza questa comprensione sarà difficile prepararsi a tale ricerca che è la prima che si deve svolgere; non si possono ricercare chiavi di porte di cui non si sa nulla della loro esistenza, né ci si può preparare a superare un ostacolo se non si conosce di quale ostacolo si tratta: la chiave è la preparazione necessaria per affrontare gli ostacoli, cioè avvicinarsi alle porte e se sono chiuse provare ad aprirle e se sono aperte sapere quando è opportuno chiuderle.

Quindi, le porte sono anche divieti di acceso e ‘lasciapassare’ per poter entrare e uscire senza che ciò rechi alcun danno, al contrario procuri vantaggio: è proprio dalla comprensione della natura delle porte che si possono trarre indicazioni per entrare in qualche luogo occulto. Per capire l’ultimo significato, che è legato ai precedenti, è necessario comprendere dove si trovano le porte. Se si chiede a qualcuno dove sia collocata ogni porta risponderebbe che è posta all’ingresso di qualche luogo in modo che attraverso di essa si possa accedervi. La porta sta prima o davanti a qualcosa o a un luogo che non si intravede. La risposta è corretta, ma non interamente perché se fosse solo così non si capirebbe il significato di trovarsi davanti alla porta o dopo la porta e come si suole dire ‘stare sull’uscio’. La porta non sta né dentro né fuori, ma sta tra l’uno e l’altro luogo: non è né di qua né di là, per cui essa può avere impressi al contempo su un suo lato i segni dell’al di qua e sull’altro quelli dell’al di là: come direbbe Dante si starebbe come color che stanno sospesi e in effetti chi sta sull’uscio non è né una cosa né l’altra o, se si vuole, è qualcosa ma non ancora un’altra. Per questo, solo gli indecisi perdono la loro vita sostando sempre sull’uscio non sapendo se essere di qua o di là. Intesa in questo modo la porta è il segnale della stasi e del timore di passare; essa, invece, è un segno del cambiamento se ci si colloca nell’intento di superarla e quindi, come ha fatto Alice, girare nel luogo in cui ci si trova per trovare la chiave per aprire la porta. L’iniziato è sempre alla ricerca di porte e così ‘lavora’ (i lavori esoterici) per trovare le chiavi per aprirle o chiuderle, per entrare o per uscire: la porta è il segno del cambiamento, del futuro cambiamento e dell’intento di cambiare; se si accede a una porta, allora si intende cambiare qualcosa di se stessi e ciò significa entrare in qualche altro luogo o stanza interiore.

Le porte sono spesso considerate di due tipi:
quelle larghe e quelle strette; le prime portano alla perdizione e le seconde alla conoscenza, alle stanze segrete in cui sono nascosti i misteri della vita, dell’uomo e del mondo: “entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa. Quanto stretta, invece, è la porta e angusta la via che conduce alla vita e quanto pochi sono quelli che la trovano” (Mt. 7,13). Da qui il tema primario e iniziale della ricerca delle porte e quindi delle chiavi per poterle aprire: per avere il Potere delle Chiavi che è anche il Potere sulle Porte.

Tuttavia, le porte non solo necessitano di chiavi per agire su di esse, ma sono fatte per ricevere le chiavi e in tal modo hanno toppe/serrature che sono il luogo in cui inserire le chiavi per poterle aprire o chiudere; da qui anche quel significato generativo che ha la coppia chiave e serratura/toppa: il maschile, la chiave, penetra nel femminile toppa/serratura; il maschile e il femminile che si incontrano e incontrandosi generano la vita; chiavi e porte quindi sono anche identificabili con lo Yin e lo Yang le due forze cosmiche della tradizione buddista tantrica.

Per questo, sono necessarie le chiavi adeguate che devono possedere la forma ‘giusta’ per poterle inserire nella toppa/serratura (si è visto che Alice ha tentato di aprire con la chiave d’oro molte porte che non si sono aperte, tranne una piccola nascosta da un drappo rosso); la preparazione iniziatica ai vari gradi è quella che permette di ‘costruire’ (non solo di ‘trovare’), proprio nel senso dell’Arte, le chiavi per aprire una determinata porta che permette di accedere a un livello superiore di perfezionamento e di conoscenza: perciò, la forma e i denti delle chiavi devono corrispondere alla forma della toppa/serratura e ciò si apprende con la preparazione iniziatica e non per via intuitiva: le chiavi si cercano, ma ciò non significa solo trovarle bensì ‘formarle’ con idonei strumenti esoterici.

V’è sempre uno stretto legame tra porta, chiave e toppa/serratura e le porte esoteriche non sono materiali ma simboliche, anche se esse possono in alcuni casi avere un lato materiale come accade per l’accesso ai luoghi sacri fisici, incluso il Tempio Massonico inteso in questo caso come un luogo fisico che sottende quello simbolico. Sulla significazione delle Porte (e quindi relativamente anche alle Chiavi) è utile ricordare la figura di Janus, il dio bifronte, (sul quale ritorneremo in seguito) che è la divinità della transizione e del passaggio e quindi indica il significato delle porte come segno del cambiamento: nascere e morire, passato e avvenire. Sulla base di questa significazione esoterica, si possono esaminare le chiavi e il loro potere e si rileverà la stretta correlazione tra i significati delle porte e quelli delle chiavi.

Il simbolismo della Chiave
Da un punto di vista morfologico la chiave è un oggetto di forma tale da poter entrare in un altro (toppa/serratura) e il suo ingresso in quest’ultimo permette di agire su una porta: questo significato morfologico sottende quello simbolico ed esoterico. Ogni chiave è tale solo in relazione alla toppa/serratura ed è per questo che per ogni porta è necessaria una specifica chiave e, come nella vita, anche nel percorso iniziatico non vi sono pas par tous e chi lo ritiene, in senso esoterico o profano, non è in grado di capire come si sviluppano i processi vitali nonché quelli iniziatici. Non essendoci pas par tous è necessario procurarsi le giuste chiavi per le giuste porte e ciò significa che la forma delle chiavi deve essere consona alla forma della toppa/serratura e quindi alla porta che la contiene. La forma della chiave che conosciamo quando la stiamo costruendo o formando con strumenti materiali o esoterici deve adeguarsi alla forma della toppa/serratura che non conosciamo ed è qui la difficoltà della ricerca delle giuste chiavi per le giuste porte.

Vi sono molte forme di chiavi, ma tutte hanno una simile struttura costituita da una parte che serve per reggerla e maneggiarla (posta da un lato come solitamente accade) e da un’altra, la più rilevante, collocata dal lato opposto, in cui è impressa la forma ad hoc per una determinata toppa/serratura di una porta. Il simbolo della chiave include queste due parti ed è la seconda che specifica di quale chiave si tratta: questa parte in senso simbolico veicola i contenuti (la forma) idonei per agire sulla porta. Intesa in questo modo costitutivo una chiave ricorda il noto simbolo esoterico egizio, il geroglifico della vita, cioè l’Ankh; in effetti, non solo molti faraoni sono rappresentati spesso con un Ankh nella mano destra, bensì anche molti dei partecipanti alle cerimonie funebri reggono nella mano un Ankh, Nem Ankh che simbolizza la vita eterna, o meglio la porta per la vita eterna.

In senso esoterico, la chiave è ciò che permette di aprire una porta per entrare in un qualche luogo occulto che non si conosce, ma che si intende conoscere o raggiungere. La sua forma deve corrispondere alla toppa/serratura della porta per questo, anche se è un singolo oggetto, è costituita da un insieme di tratti o conoscenze idonee per accedere a una nuova dimensione, un nuovo stato emergente etico, psichico o gnosico.

La chiave, anche se può essere rappresentata da un oggetto, è un insieme di conoscenze che permettono di avere il potere sulle porte: il potere delle chiavi è il potere sulle porte che esse aprono e queste si possono aprire sulla base di conoscenze che in senso esoterico-iniziatico e sacro sono sempre acquisite e mai possedute ab initio. La chiave, perciò, non è un simbolo statico ma, come molti altri, dinamico che indica un’azione, qualcosa che si deve o si intende fare e così è segno di cambiamento. Se la porta, di per sé, pur stando tra il di qua e il di là, è staticamente posta, la chiave è invece ciò che sottende un agire, un’azione che si intende compiere: la chiave, in effetti, da sola non ha senso se non è usata per agire sulle porte. Perciò si potrebbero conoscere anche molte chiavi, quindi possedere diverse conoscenze, ma se queste non si usano per agire esotericamente (o se si vuole anche magicamente o alchemicamente), allora esse non hanno alcuna funzione e restano inerti nella loro morfologia che in questo caso non è attiva e generativa ma solo allusiva.

Le Chiavi, non solo in senso esoterico, sono al contempo conoscenze e strumenti: conoscenze perché veicolano determinati contenuti, come la Chiave per penetrare nell’oscurità (interiora terrae) e trovare la pietra occulta (occultum lapidem); strumenti, perché tali conoscenze permettono di porre in atto azioni o rituali che sono utili al raggiungimento di un obiettivo che è simbolizzato dalle porte come nel caso degli strumenti operativi massonici che sono strumenti simbolici per attuare il piano o disegno dell’Arte.

Molti simboli (anche se non tutti) sono al contempo Chiavi perché permettono di acquisire conoscenze e agire in base a esse: conoscenze operative sia in riferimento a specifici rituali sia a modificazioni del mondo interiore psichico, etico e conoscitivo. Le Chiavi, quindi, non sono solo rappresentate da oggetti o strumenti, da parole o da segni specifici, bensì anche da conoscenze e da determinati eventi, come quello dell’Avvento, e da figure speciali (guide) che svolgono la funzione di Chiave, come Virgilio e Beatrice nel viaggio nel mondo dei morti di Dante dall’Inferno al Paradiso, o in quello di Odino in cui apprende le Chiavi quali l’idromele e il linguaggio magico delle rune.

La Chiave, di solito, è simbolicamente indicata come ciò che permette di aprire e di chiudere, ma questo non è il solo significato esoterico-iniziatico, perciò è utile soffermarsi sui diversi significati simbolici delle Chiavi e del relativo Potere che è fondato su di essi: si osserva, così, l’analogia significativa tra Chiavi e Porte (si riveda quanto indicato poco sopra).

I diversi significati simbolici delle Chiavi e del relativo Potere
La Chiave ha assunto diversi significati simbolici che, pur in modi diversi, si rifanno al loro concreto ruolo di poter agire sulle porte per aprirle e per chiuderle. Questa funzione delle chiavi induce altri significati che attengono al piano esoterico e sono riferibili a diverse modalità di attuazione dei rituali e ai diversi gradi del cammino iniziatico. Ognuno di questi significati attiene a diversi aspetti della via iniziatica che, proprio con riferimento alle chiavi, risiede nel trovare e nell’aprire continuamente le porte dell’oscuro e del mistero e chiudere quelle che sono già state oltrepassate. Si possono evidenziare i seguenti significati/funzioni che saranno meglio compresi se si correleranno ai diversi gradi iniziatici:

a) aprire e chiudere,
b) legare e slegare o sciogliere,
c) decifrare e comprendere,
d) oltrepassare la soglia,
e) solve et coagula,
f) nascondere e tenere celato un segreto,
g) sostenere e sorreggere.

La prima funzione simbolica dell’aprire e del chiudere è la fondamentale dal quale derivano o sono correlate quelle relative agli altri significati/funzioni. La funzione dell’aprire e del chiudere è riferibile alle porte con quei significati che sono stati indicati nella parte precedente: l’aprire e il chiudere, però, non è riferibile solo a un atto fisico bensì a ogni ‘atto psichico’, etico, gnosico e simbolico che permette di accedere a qualcosa, di passare da una condizione a un’altra, entrare in un luogo, superare limiti per guardare ‘più avanti’ e per addentrarsi in una dimensione sconosciuta.

Questa funzione significativa, non di rado, sottolinea l’aspetto dell’apertura, ma l’apertura completa il suo significato solo se è associata all’operazione del chiudere: in effetti, per poter compiere un progetto, per raggiungere un obiettivo, come quelli propri della via iniziatica, è necessario che a ogni progresso raggiunto si chiuda con il passato per aprirsi al futuro: la ri-nascita iniziatica (la continua rigenerazione del proprio sé) è un’apertura ma è anche una chiusura di un periodo precedente: per questo Janus, come si vedrà, dio degli iniziati, possiede due chiavi, una per soprassedere al passato e l’altra all’avvenire, così come all’uno e all’altro si riferiscono i suoi due volti.

La seconda funzione significativa è quella del legare e slegare (o sciogliere). Per capire questa funzione delle chiavi ci si può riferire a quei segni e simboli che indicano in primo luogo i legami che si realizzano entro una comunità iniziatica e questi legami sono i nodi, come quello rappresentato nella seguente raffigurazione:
I nodi, come è noto, hanno una duplice funzione, quella di legare e quella di liberare o slegare e le chiavi nella loro funzione di legare/slegare si riferiscono a quei legami nodali che uniscono o dividono gli uomini e legano o slegano l’uomo con il mondo terreno e con quello celeste.
Si pensi, per esempio, ai nodi della Massoneria che indicano i legami indissolubili tra i massoni basati sulla comune iniziazione o a quelli della tradizione celtica come il seguente, in cui i nodi presentano un doppio triskel (simbolo del movimento cosmico eterno), quello centrale tra le mani e quello periferico tra le figure umane:

Se le chiavi permettono di aprire una porta e quindi di entrare, questa entrata significa lo stabilirsi di un legame, quindi di un nodo; lo stesso accade nella funzione contraria del slegare e quindi della recisione di un nodo. In senso iniziatico, questa funzione significa che ogni apertura/chiusura deve esser tale da stabilire nuovi legami e da superare o annullare quelli precedenti.
A questo significato è correlato quello alchemico del solve et coagula che è relativo ai legami alchemici, non solo nel senso dell’alchimia pratica bensì di quella speculativa in cui vi sono nessi e non nessi tra diversi concetti e nozioni. Per questo, le chiavi possono essere intese in senso alchemico come ciò che permette il processo della trasmutazione basato sui processi, diversamente intesi, di soluzione e coagulazione.

La funzione del comprendere e del decifrare è invece relativa alle forme delle chiavi, o meglio ai loro contenuti, alla natura delle porte e alle stanze che si potranno trovare al di là di esse. La chiave della conoscenza, cui si riferiscono anche i Vangeli (Lc.11,52), quindi, include tutto ciò che permette di comprendere/decifrare i segni e i contenuti del sapere, perché è inutile venire in contatto con esso se non si possiedono gli strumenti (chiavi) per comprendere ciò che esso contiene: da qui la ricerca della Parola Perduta e per trovarla è necessario possedere la chiave che apra la porta verso di essa: la parola perduta è una chiave per rischiarare altri ‘misteri’.

Questa funzione è fondamentale perché i ‘misteri’ e l’occulto non si svelano, ma è necessario decifrarli poiché si presentano in forma simbolica i cui simboli per essere compresi è necessario che siano ‘decifrati’; in altri termini, si deve riuscire a superare il livello superficiale e apparente e cogliere il loro significato sottostante: ciò è possibile solo se si possiedono le chiavi per svelare (aprire) il significato nascosto dei simboli.

Il significato/funzione dell’oltrepassare la soglia è derivato direttamente da quello dell’aprire, ma rileva che la chiave, da un lato, permette di superare una soglia, un punto intermedio o mediano e, dall’altro, di poter andare oltre un limite e quindi di riuscire a porsi al di là di esso nella via dei misteri che come tali sono nascosti. A questa funzione significativa di nascondimento dei misteri o dei segreti fa riferimento la funzione propria delle chiavi del nascondere e del tenere celato un segreto. Nella considerazione di senso comune la chiave non solo apre e chiude, ma è utile per nascondere qualcosa che è considerato di grande valore e, al contempo, per celare un segreto che non può essere diffuso come, ad esempio, il segreto massonico; da qui, la possibilità che la chiave sia utile per raggiungere ciò che è stato nascosto e per conoscere il segreto che è stato celato.

Infine, il significato/funzione del sostenere e sorreggere che è differente dai significati precedenti, ma è anch’esso fondamentale per la costruzione del Tempio: si tratta delle chiavi, come quella di volta, che permettono di sorreggere e sostenere una costruzione; naturalmente, non si tratta di una costruzione fisica, bensì della costruzione simbolica interiore, gnosica ed etica, cui si rivolge ogni via iniziatica. Questi significati esoterici delle chiavi, correlati/corrispondenti a quelli delle porte, permettono all’iniziato di percorrere il suo cammino e di aprire le porte dei misteri e di chiudere quelle del mondo e quelle che permettono di lasciare dietro di sé tutto ciò che è stato superato. Questi significati, in forme diverse, si trovano nelle chiavi d’oro e d’argento e nelle figure di Janus e dei due Giovanni.

Le due chiavi esoteriche: quella d’argento e quella d’oro
Nelle diverse tradizioni esoteriche le chiavi sono state distinte in due tipi: la chiave d’argento e la chiave d’oro che sono centrali a ogni percorso iniziatico; queste Chiavi permettono di accedere a differenti camere segrete o stadi dei cammini iniziatici.
La Chiave d’argento permette all’iniziato di conoscere se stesso, scendendo al suo interno (interiora hominis) per liberarsi dai vincoli che lo legano al mondo, dalle schiavitù e dai dodici tormenti. Il primo e più insidioso tormento è l’agnosia o ignoranza. Ermete così dice a Tat: libera te stesso dagli irrazionali tormenti della materia (Corpus Hermeticum, XIII,7). Tat afferma di ignorare di possederli ed è questa l’ignoranza, il primo tormento da cui ci si deve liberare per intraprendere la via della rigenerazione. L’ignoranza è il mancato riconoscimento della presenza dei tormenti nel proprio mondo interiore; senza tale riconoscimento l’iniziato non può neanche operare per liberarsene. L’iniziato per superare questo stato d’ignoranza deve riconoscere la sua condizione di essere un puer mosso da vizi e passioni, di essere sempre in uno stato di mancanza di conoscenza e quindi sempre rivolto a esaudire questa sua sete. Riconoscere il proprio stato significa riconoscere i propri limiti e disporsi a superarli. L’ignoranza è riferita, in particolare, al piano della conoscenza: essa è la mancata conoscenza di ciò che è in alto e oltre ogni cosa: il fondamento, l’essenza e il senso del reale. Oltre all’ignoranza sono indicati altri undici tormenti: il dolore, l’incontinenza, il desiderio, l’ingiustizia, la cupidigia, l’inganno, l’invidia, la frode, l’ira, la temerarietà, e la malvagità (Corpus Hermeticum, Libro XIII,7).

La Chiave d’argento, quindi, è quella che ‘slega’ dai vincoli della mondanità e permette di scendere nell’abisso di se stessi e del mondo (interiora terrae). Per questo, la Chiave d’argento è quella che permette di entrare nella propria interiorità e anche in quella del mondo e da qui operare per acquisire conoscenze, strumenti e riti che portano alla condizione di essere ‘liberi’; essa assolve la duplice funzione aprire/chiudere e legare/slegare, nel senso indicato; in questo modo la Chiave d’Argento è la chiave dei piccoli misteri o del Paradiso in terra o ancora la chiave del potere temporale o terrestre.

La seconda chiave, invece, la Chiave d’oro, allude direttamente all’oro alchemico, all’oro filosofico e quindi alla relativa conoscenza delle cose segrete e in tal senso essa chiude la via dell’interiore della terra e di stessi, la discesa, e apre la Janua coeli che può essere simboleggiata dall’Aquila che è l’emblema di Giovanni Evangelista. La Chiave d’oro, quindi, è la chiave del potere gnosico (o spirituale), o meglio, essa apre la porta a tale potere che, dopo essersi allontanati dalla mondanità, può permettere la conoscenza dell’oltre e delle essenze che sono invisibili allo sguardo mondano.

Le Chiavi d’Argento e d’Oro permettono di aprire le porte e così entrare in sempre nuove stanze in cui si può raggiungere un più alto livello iniziatico: la chiave, non permette solo di aprire o chiudere le porte, ma di saper vedere ciò che si sta vedendo o che si vedrà quando si è aperta una porta e si è entrati in una nuova stanza. Le riflessioni indicate su porte e chiavi sono utili per esaminare due porte fondamentali legate alla cosmologia sacra: le porte solstiziali, sui si fonda anche la Libera Muratoria, che sono simboleggiate dal dio Janus e dai due Giovanni patroni della Massoneria.

Le Chiavi e le porte solstiziali: Janus e i due Giovanni
La riflessione sullo svolgimento ciclico delle stagioni e sulla cosmologia sacra permettono di capire come il mondo naturale offra alla mente umana esoterica un simbolismo connaturato nelle cose che si trasforma in un simbolismo che s’innesta a fondo nella mente e diventa parte e guida del cammino iniziatico. Tale simbolismo è quello degli equinozi e dei solstizi e sono proprio questi ultimi che sono legati strettamente alle chiavi e al loro potere sulle porte. Per comprendere il significato simbolico dei due solstizi, come Porte e relative chiavi, è utile esaminare la figura del dio Janus (Giano), da una parte, e dei due Giovanni, dall’altra.

Il solstizio d’estate è la porta zodiacale degli Inferi e il cancro è il segno di questa porta che i romani chiamavano Janua Inferni: essa è la porta che permette di discendere in interiora terrae e in interiora hominis per raggiungere il lato occulto del cosmo e quindi la sacra pietra nera (????????????????????????????), eclissi, nero più del nero, nero di corvo (si ricordino i due corvi di Odino con i quali si recava nei campi di battaglia per estrarre la conoscenza dai guerrieri morti), e ancora denudamento perché la discesa, come si è detto, deve slegare dal mondo sensibile e quindi spogliarsi (spogliarsi dei metalli e il denudamento parziale dell’iniziando nel processo d’iniziazione massonica che è l’inizio del viaggio sotterraneo che ha preso avvio nel Gabinetto di Riflessione: si veda il Cap 2, dedicato all’esame dell’iniziazione); si tratta, da un lato, del mondo dell’al di là, il mondo dei morti di cui era dio Osiride, e che fu visitato da tutti i grandi iniziati da Ulisse a Dante, da Pitagora a Odino che vi restò sette giorni e sette notti perché solo i morti possono avere la conoscenza perché la hanno incontrata dopo la morte fisica; dall’altro, è il mondo interiore di ogni uomo e il mondo sottostante costituito da ciò che è nascosto in ogni cosa. Il primo è il mondo che ogni essere umano costruisce nel corso della sua vita e che, in senso iniziatico, è formato dalle conoscenze esoteriche che ha acquisito, dai rituali che ha compiuto e dalle varie porte che ha aperto e chiuso, cioè dai diversi ‘passaggi di grado’; il secondo, invece, non è il mondo dell’al di là o degli inferi, bensì il mondo sotterraneo che sottostà al mondo sensibile: esso è definibile come l’occulto o l’invisibile inteso come ciò che sta dietro o sotto a ogni cosa; in tal senso, esso è il ‘risvolto’ della medaglia, la seconda faccia che insieme alla prima completa l’essenza di ogni cosa umana e non umana: il mondo che si raggiunge con la gnosi.

L’eclissi, il nero più nero (anche in senso alchemico) è ciò che deve essere raggiunto insieme alla gnosi che è complementare per cui per salire è necessario discendere e non una sola volta: la via iniziatica è costituita da continue discese e salite che sono segnate da porte e da chiavi: le chiavi per aprire ogni discesa e per chiuderla, e le chiavi per aprire ogni salita e per chiuderla in una processazione ciclica che si ritrova anche nell’alto del cosmo: da qui il motto ermetico, indicato dalla stella di Davide, ‘ciò che sta sotto è eguale a ciò che sta sopra’; la via iniziatica s’inserisce nella cosmologia sacra e ne segue il suo andamento che si svolge, in particolare, con i processi solstiziali ed equinoziali.

La Porta solstiziale dell’estate (Janua Inferni) è quella che indica e segna l’inizio del viaggio nell’oscuro per raggiungere il Lapis Niger. Come si rileverà ancora in seguito, al solstizio d’Estate, il 24 giugno, è legato Giovanni Battista, la voce che urlava nel deserto l’Avvento di Dio in terra, che chiude l’Antico Testamento e annuncia la Nuova Era (si ricordi che la data della fondazione della Massoneria Speculativa è stata fissata il 24 giugno del 1717: si veda Cap. 3, Sez. L’origine della Massoneria Speculativa).

Il solstizio d’inverno, invece, cui è correlato Giovanni Evangelista con la sua Apocalisse e l’avvento della Gerusalemme Celeste, è la Janua Coeli, la porta che avendo la giusta chiave può essere aperta per entrare nel mondo celeste, completando così il corso ciclico della conoscenza dall’oscuro alla luce, dalla luce all’oscuro e così in continuità superando continuamente i diversi stati di ignoranza o agnosia.

Entrambi i solstizi sono Porte le cui Chiavi per aprirle sono le conoscenze che si acquisiscono e i riti che si celebrano nel mondo interiore ed entro uno spazio sacro come il Tempo Massonico. Porte e Chiavi sono per essenza la stessa cosa, o sono intrinsecamente legate le une alle altre, ma sono anche distinte per la loro forma, significato e funzione. Janus, il dio degli iniziati, aveva il potere di aprire e chiudere le ere e quindi era anche correlato a nascita/morte e a passato/futuro e in tal senso era il dio della trasmutazione, del cambiamento e dei passaggi ed è per questo che aveva il Potere delle Chiavi e delle Porte, in particolare il potere su entrambi i solstizi. Com’è noto, egli era rappresentato con due volti, a volte come uno maschile e uno femminile e in tal caso era il binomio androgino (che ricorda il Rebis ermetico); Janus/Janua, come si vede nella seguente raffigurazione:

In questa raffigurazione ci si riferisce in parte a Janus ma più ancora a Cristo (IHS) nelle sembianze di Janus proprio perché Cristo è segno del passaggio da un’era all’altra, due ere chiuse e aperte (od annunciate) dai due Giovanni; Cristo è anche il perno, meglio la Chiave (e anche Chiave di Volta come indicano i Vangeli) che apre alla prossima resurrezione e alla discesa in terra della Gerusalemme Celeste, per questo, come indicano i Vangeli, Egli è l’alfa e l’omega: “Io sono l’alfa e l’omega…. il principio e la fine” (Apoc. 1,8; 21,6; 22,13). (Per inciso si osservi che nel più antico alfabeto greco l’ultima lettera era la Tau la cui forma si può collegare all’Ankh e da qui l’uso della Tau dei primi cristiani per indicare Cristo e la cazzuola massonica potrebbe, per la sua forma, essere riconducibile all’Ankh anche perché è uno strumento fondamentale della costruzione del Tempio).

Nella raffigurazione presentata la Chiave è la chiave dell’eternità (come era l’Ankh nella mano destra di dei e faraoni) e lo scettro è il potere sacerdotale di Melchidesech. In diverse raffigurazioni come quella poco sopra, i due volti di Janus sono di un uomo giovane e di un uomo vecchio per significare il passaggio epocale che rappresenta il passato e il futuro: Janus vede il passato e il futuro. Janus tiene in una mano lo scettro del potere e nell’altra la Chiave che apre e chiude le epoche, la Chiave che apre le porte della trasmutazione, la Chiave che apre le porte dei segreti e dei misteri.

Spesso Janus è rappresentato con due chiavi che sono le chiavi delle due porte solstiziali, Janua Inferni e Janua Coeli, perché egli è il Signore dei Tempi (come lo è anche Cristo); le due chiavi erano una d’oro e l’altra d’argento. In tal modo egli è ‘il Signore delle due vie’, quella ascendente e quella discendente (via arcta e via lata, via stretta e via larga) e così è anche ‘Signore della Conoscenza’, proprio come lo è anche Cristo. Guénon rileva che le due vie nel pitagorismo sono simbolizzate dalla lettera Y la cui verticale si dirama in due direzioni e la lettera Y era anche rappresentata ancora una volta con la Tau. Le due vie, dell’oscuro e della luce o gnosi, rispettivamente dello Yin e dello Yang, sono anche le due vie che deve seguire l’iniziato, discendendo prima e poi salendo, e sono le due metà dell’Uovo del mondo che sono simbolizzate nel segno del Cancro:

Il cancro è inteso come l’inizio della discesa, mentre il capricorno è l’inizio della salita: “il Cancro è favorevole alla discesa e il Capricorno alla risalita ( Porfirio, Antro delle Ninfe). Per tale motivo, l’anno massonico a rigore inizia con la porta del solstizio d’inverno e si chiude con la porta del solstizio d’estate; per questo, con il solstizio d’estate inizia il periodo discendente mentre il solstizio d’inverno (27 dicembre) indica l’inizio dell’ascesa. Le due porte si inseriscono entro la ciclicità cosmica che, com’è noto, può essere rappresentata da diversi tipi di spirali (simboli solari), come la svastica e il triskel od ancora da quella che in una mia rappresentazione figurativa indico nel modo seguente.

In queste figurazioni simboliche si ritrova la rappresentazione del movimento non solo delle strutture cosmiche, ma dei processi della cosmologia sacra (solo per analogia anche della cosmologia scientifica, per esempio la struttura delle galassie a spirale) e che sono rispecchiati specularmente nei cicli iniziatici, per cui l’iniziato, che possiede le chiavi delle porte del cielo e della terra, svolge il suo cammino nell’alternarsi a spirale dell’ombra e della luce ruotando così nel proprio interiore e rispecchiando il moto dei processi del cosmo; ancora una volta, si può ricordare il principio della corrispondenza della Tavola Smeraldina raffigurato da due triangoli intrecciati (Stella di Davide); la relazione tra alto e basso e l’espansione del cosmo nel molteplice è rappresentata dal seguente simbolo (denominato SIPAN) che è il segno metafisico della concezione esoterica del cosmo e al contempo della via iniziatica:

A questo punto si possono esaminare i significati simbolici delle figure dei due Giovanni, su cui si fonda la Loggia Massonica (come Loggia di San Giovanni), che sono legati alle porte solstiziali (si veda Cap. 2, Sez. L’iniziato figlio del tuono in cui ci si riferisce ancora ai due Giovanni).

Al solstizio d’estate nella tradizione del Nuovo Testamento è associato Giovanni Battista (che secondo tradizione è il giorno della sua nascita) e di lui Cristo si esprime dicendo che: “tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista” (Mt.11,11, Lc.7,28 ). Il Battista chiude l’Antica Legge (anche se com’è noto Cristo non è venuto ad abolirla, ma per darle compimento, Mt.4,17) e annuncia la nuova era, l’era dell’Avvento, o meglio del primo avvento, cioè quello della venuta in terra del Figlio di Dio; per tale motivo in Massoneria egli è rappresentato dal Gallo che canta sia in certi quadri di Loggia sia nel Gabinetto di Riflessione che è assimilato alla terra e quindi indica la via della discesa negli Inferi, la Janua Inferni, l’Opera al nero con cui inizia il lavoro esoterico. Il Gallo che canta all’alba annuncia l’arrivo del nuovo giorno che chiude le tenebre e apre verso la luce, luce gnosica cui aspirano gli iniziati. Il Gallo, nell’antichità romana, è l’uccello di Hermes, il dio con il caduceo e simbolo della conoscenza segreta, proprio quella che fu tramandata da Ermete Trismegisto (identificato con Hermes e Tot) con il suo Corpus Hermeticum.

Il Battista è l’anello di congiunzione tra l’Antico e il Nuovo Testamento; si apre così una nuova era e la predicazione di Battista indica la preparazione a questa nuova era: “Io sono voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore”(Gv.1,23); una preparazione interiore, una discesa negli inferi per poi allontanarsi dal mondo profano e risalire la scala della conoscenza. In tal senso, Giovanni Battista indica la via dell’inizio e della preparazione che in termini massonici è rappresentata dal Gabinetto di Riflessione (o Gabinetto di Preparazione, che intende portare il neofita entro la terra e fargli iniziare il viaggio negli Inferi) e in seguito dal rito d’iniziazione al primo grado; in effetti, il Battista non solo annuncia e sprona la via alla preparazione, bensì è colui che impartisce il Battesimo nel Giordano che è appunto una ‘iniziazione’ per entrare nella nuova era del primo Avvento: “si presentò Giovanni a battezzare nel deserto, predicando il battesimo di conversione per il perdono dei peccati” (Mc.1,4); il perdono dei peccati indica, in senso esoterico, la remissione o l’abbandono dei metalli e quindi delle schiavitù e dei relativi dodici tormenti, il primo dei quali e l’ignoranza.

Giovanni Battista non è coperto da “morbide vesti “ (Mt. 11, 8) bensì è “vestito di pelli di cammello e una cintura di pelle ai fianchi” (Mt. 3,4,) e questo suo abbigliamento indica la sua condizione che è ripresa in ambito massonico in riferimento all’iniziato che si copre delle vesti povere di un ‘postulante’ (la nudità dell’iniziato). Giovanni Battista è associato alla via orizzontale, quindi alla livella (Tourniac, Simbolismo massonico e tradizione cristiana, p.107), infatti il suo compito da Isaia fu profetizzato con queste parole: “Appianate nella steppa la strada per il nostro Dio. Ogni valle sia colmata, ogni monte e colle siano abbassati” (Is.40,3). L’iniziazione al primo grado è sul piano orizzontale, riferita al piano dell’uomo e alla conoscenza e alla condizione del sé, e così sono i passi successivi della via iniziatica massonica sino al Terzo grado dal quale parte l’ascesa verso uno stadio superiore di gnosi: un’ascesa che è rappresentabile dalla seconda porta solstiziale cui è associato Giovanni Evangelista.

La chiave per la seconda porta è il messaggio del Vangelo di Giovanni e in particolare della sua Apocalisse. Giovanni Evangelista, allora, chiude la porta del primo Avvento e annuncia, in seguito a uno stato di estasi raccontato nell’Apocalisse,la nuova era della discesa in terra della Gerusalemme Celeste, il secondo Avvento: “Vidi poi un nuovo cielo ed una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c’era più. Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo…” (Apoc.21,1-2).

Se l’uccello del Battista è il Gallo perché sveglia gli uomini dal torpore e li spinge a prepararsi per l’attesa, quello dell’Evangelista è l’Aquila che si libra nell’alto e così simboleggia il viaggio in ascesa dell’iniziato verso le sfere celesti: l’Evangelista è la Janua Coeli e così simboleggia la via verticale che in Massoneria è rappresentata dal filo a piombo: il solstizio d’inverno come inizio dell’ascesa, l’inizio dei sacri lavori muratori. Giovanni Evangelista in Dante è denominato “L’Aquila di Cristo” (Dante, Divina Commedia, Paradiso, Canto XXVI, v.52). Anche per Dante l’Aquila è il segno di un grande viaggio in ascesa ed egli racconta che prima di intraprendere questo viaggio aveva sognato un’Aquila che si librava alta in cielo (Purgatorio, vv.22-24). L’Aquila è, inoltre, da un lato, simbolo del potere temporale e, dall’altro, un simbolo presente nello stemma del Rito Simbolico Italiano e fondamentale negli Alti Gradi Scozzesi per il ruolo ‘elevato’ in cui essi si collocano (oltre il Terzo Grado).

Anche nell’Evangelista, porta e chiave per aprirla, indicano la necessità di una nuova preparazione per affrontare il secondo avvento, una nuova iniziazione che permette di seguire il volo dell’Aquila e quindi librarsi verso l’Alto e l’Oltre che attendono ogni iniziato. I due Giovanni (denominati ‘Figli del Tuono’ nel Nuovo Testamento) e Janus simboleggiano le porte fondamentali della cosmologia sacra e al contempo simboleggiano la ciclicità della via iniziatica: la porta dell’Alto e la Porta del Basso le cui chiavi per aprirle e chiuderle per la via iniziatica consistono nella preparazione esoterica e rituale all’interno della dimensione sacrale del Tempio. I due Giovanni, quindi, sono segni del cambiamento e delle continue salite e delle continue discese che deve affrontare l’iniziato che sarà in grado di farlo solo se ‘conoscerà’ le chiavi delle porte e così diventerà colui che possiede il Potere delle Chiavi.

Il Potere delle Chiavi, come si è visto, coinvolge un ampio spettro di significati che, pur in modi diversi, attengono ai processi fondamentali delle vie iniziatiche e la loro comprensione può essere approfondita se ciascun Potere delle Chiavi è correlato con determinate modalità iniziatiche; in tal senso, per esempio, tale Potere si esplica in specifiche forme all’interno dei rituali dei diversi gradi della Massoneria e dei relativi Riti. Il Potere delle Chiavi ha una natura simbolica ma è proprio su questo piano che si snoda ogni speculazione esoterica che, a sua volta, si rispecchia nelle specifiche forme rituali per cui il Potere delle Chiavi acquista un concreto ruolo ‘operativo’ nelle pratiche esoterico-iniziatiche.

Sul Potere delle Chiavi si fonda lo scopo dei percorsi iniziatici: lo svelamento dei ‘misteri’ e delle cose segrete e quindi l’appropriazione di quella conoscenza che, pur in modi diversi, permette di ‘cogliere’ alcune delle ‘essenze’ e dei fondamenti che reggono l’intera costruzione e ogni sua singola parte: senza chiavi non si può aprire alcuna porta e senza aprire le porte si resta relegati all’illusorio, all’apparente e all’ignoranza che, come ha indicato Ermete Trismegisto, è il primo dei grandi tormenti da cui ci si deve liberare.

Mariano L. Bianca

Fonte:http://www.marianobianca.com/esoteric-works/esoteric-papers-and-essays/i-poteri-delle-chiavi/

 





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