La cosa importante
è cogliere la bellezza collaterale
che è il legame profondo con tutte le cose.
Hai ricevuto un dono.
Un profondo contatto con ogni cosa.
Tu cercalo.
Te l’assicuro, è lì…
La bellezza collaterale.
Imparare ad apprezzare la bellezza collaterale di ciò che ci circonda anche nei momenti di difficoltà è un traguardo raggiungibile solo con la consapevolezza di ciò che siamo e che abbiamo vissuto. Ci sono momenti in cui apprezzare il positivo delle cose non è un’impresa facile. Tante volte si vorrebbe chiudere la porta in faccia alla vita, rinchiudersi nel proprio dolore e nella propria sofferenza, incastrati in un gioco senza fine, statico e ripetitivo.
Quando viviamo chiusi nel nostro dolore ci troviamo a costruire per giorni, mesi o anni la complessità della nostra vita, per accorgerci che tante volte basta un niente per innescare un effetto caduta a catena al quale si deve obbligatoriamente mettere un punto per evitare che in pochissimo tempo venga distrutto tutto ciò che si è costruito nel corso della vita.
È un’immagine forte che rende veramente chiaro cosa accade nella psiche di una persona quando intorno a lui si blocca il tempo, quando tutto si ferma nell’istante in cui si è perso ciò di più caro al mondo e non si riesce più ad andare avanti. La perdita di qualcuno a cui siamo particolarmente legati, di una persona che amavamo forse più noi stessi, come accade con un figlio, fa crollare tutte le certezze in un attimo, azzera completamente il tempo e fa mettere in discussione tutto ciò che ci circonda. La morte di un figlio è innaturale, è completamente inaccettabile per un genitore, è uno degli eventi di vita più traumatici e devastanti che una persona possa vivere da un punto di vista emotivo.
In tutto questo dolore, come si può trovare un senso e vedere la bellezza collaterale anche nella morte? Un percorso tortuoso alla ricerca di se stesso, un tentativo di trovare le forze per dare un senso alla propria vita, un toccante Will Smith in Collateral Beauty, nei panni di un padre che si trova ad affrontare la morte di una figlia di 6 anni nel momento di massimo successo della sua vita. Un evento che lo porta ad abbandonare tutto e tutti e a prendersela con tre entità che per lui erano la sostanza della vita: l’Amore, il Tempo e la Morte.
Un film che fa riflettere sul senso dei nostri giorni, sui limiti dell’essere umano che ha il vizio di riconoscere le sue priorità solo nei momenti di dolore e di sofferenza, che capisce l’importanza dell’amore solo quando non lo ha più. In tutto questo scorrere del tempo e delle routine quotidiane, al fianco dell’amore cammina il sentimento dell’amicizia. Esiste davvero l’amicizia senza interessi e come si dovrebbe comportare un amico in questi momenti?
Non solo quindi la storia di un padre schiacciato dalla morte della figlia, ma tre storie parallele, di una malattia terminale che fa fare i conti con la morte, di un padre divorziato la cui figlia non lo “ama” più e non lo vuole più vedere e di una donna che si trova a realizzare di aver investito tutta la sua vita sul lavoro e si ritrova senza figli e famiglia. Solo quando non abbiamo più tempo ci accorgiamo di quanto invece il Tempo sia importante. E’ inutile che ce la prendiamo con lui perché il Tempo scorre inesorabile, quando stiamo bene sembra che voli e quando stiamo male sembra non passi più. Lo scorrere del tempo è dato dalla nostra percezione, siamo noi che lo gestiamo e che decidiamo cosa farne nella nostra vita.
L’Amore, invece, lo veneriamo quando siamo felici e lo malediamo quando siamo tristi. L’Amore è l’energia più forte che esiste, è in ogni cosa, smuove le persone e riesce a sbloccare ingranaggi arrugginiti da anni. Non si può rinunciare ai sentimenti perché senza amore la vita perde il suo senso.
E alla fine, quando perdiamo qualcuno, ce la prendiamo con la Morte, ci arrabbiamo perché ha portato via una parte di noi o perché ha deciso di venire a bussare inesorabilmente alla nostra porta. Siamo fottutamente spaventati dalla Morte, davanti a lei reagiamo nei modi più strani perché siamo accecati dalla paura. Ci chiudiamo in noi stessi senza capire l’importanza della condivisione e degli affetti, soprattutto nei momenti di dolore.
Ci affatichiamo a cercare risposte, leggiamo libri, ci affidiamo alla fede, cerchiamo disperatamente un senso a ciò che accade o che è accaduto per renderci conto che ciò che c’era non c’è più, che quello che abbiamo perso non tornerà più indietro e che dobbiamo trovare il senso per andare avanti cercando di cogliere anche nella perdita la bellezza collaterale.
Tutto è collegato:
Amore, Tempo, Morte.
Questi tre elementi connettono tutti gli esseri umani sulla terra.
Desideriamo provare amore,
desideriamo avere più tempo e
temiamo la morte.
Alessandro Baricco scrive:
“Accadono cose che sono come domande, passa un minuto, oppure anni, e poi la vita risponde”. Alla manifestazione della bellezza collaterale possono necessitare minuti o anni per svelarsi ai nostri occhi, oppure può palesarsi istantaneamente per occhi più allenati. La bellezza collaterale è una sfida: non si tratta “semplicemente” di trovare la lezione precisa, nascosta in un accadimento: si tratta di riconoscere il senso che lega tutto, la bellezza disarmante che si svela nei momenti più terribili, la connessione invisibile eppure palpabile tra la nostra vita e tutto ciò che gira attorno.”
Ascolta LA BELLEZZA COLLATERALE con LINDA MOLIN” su Spreaker.